La coscienza di Alessandoro Gilioli

Pubblicato: agosto 7, 2014 in Partito Democratico, Politica

fumettoOdio il culto della personalità perché significa staccare il cervello e metterlo in naftalina, perché vuol dire rimettere tutte le speranze nelle mani di un uomo.
In questi mesi, ho visto scene che nemmeno le ragazzine al concerto di Justin Bieber farebbero e al centro di questo delirio c’era Matteo Renzi. Eppure sono tra coloro che lo hanno sostenuto fin da subito, anche se con qualche dubbio dettato dal fatto che il mio percorso era più affine a quello che stava compiendo Civati e il suo gruppo. Poi però non ho avuto più esitazioni soprattutto quando dopo aver condotto battaglie forti contro il vecchio gruppo dirigente, improvvisamente, alcuni nuovi scienziati della politica decisero di votare e sostenere il povero Pierluigi Bersani.
Di quel periodo mi ricordo le continue frecciate a Renzi e ai renziani che per alcuni sono ancora peggio di Renzi, nelle speranza di suo fallimento totale. Ricordo anche quando qualcuno affermò, tanto per capirci, che il risultato alle primarie del 2012, quelle contro Bersani quando Renzi sfiorò il 40%, era poi poca cosa, salvo gridare al miracolo in occasione delle primarie del congresso quando Civati arrivò al 14% (risultato che considero buono, ma sotto alle aspettative di molti, me compreso).
Oggi, sono ancora tutti lì a sperare in qualche suo scivolone (e ce ne sono già stati e altri ce ne saranno), nel descriverlo come un incompetente, un venditore di fumo, un destro prestato alla sinistra per salvare Berlusconi. Se poi, fa qualcosa di buono subito a dire che loro lo avevano detto prima degli altri. Un atteggiamento infantile che mi inizia a stare proprio sulle palle.
Ho sempre fatto fatica ad accettare il teorema che noi fossimo meglio degli altri, ma pensare che anche al nostro interno ci sono persone che si credono ontologicamente più puri, più democratici, mi fa imbestialire.
Ho letto un post oggi di Alessandro Gilioli che mi fa rabbrividire! Non mi è piaciuto il modo in cui Renzi è andato al governo, l’ho scritto e non l’ho cancellato. Credo nelle primarie, fatico ad accettare che si possa fare un accordo con Berlusconi, ma mi domando come sia possibile farne uno con Grillo e di una cosa inizio ad esserne certo che chi ha ottenuto un mandato in un congresso deve avere il diritto di portarlo avanti.
A Bersani noi contestavamo soprattutto la sua incapacità di essere chiaro. Di quel Pd denunciavamo la sua incapacità di decidere, di assumere una linea chiara, di dettare l’agenda politica, di avere una leadershiop forte, di continuare a lavorare su alleanze aleatorie perdendo di vista i cittadini: Casini si, Casini no, Di Pietro sì, no forse, Vendola sì, no forse, magari, bho!  Eravamo stufi di vedere ridurre il dibatttito in un compromesso al ribasso per accontentare tutte le anime, ex Ds, ex Margherita, ex popolari, rutelliani, dalemiani, fassiniani, lettiani, franceschiniania, veltroniani, mariniani, giovani turchi, fioroniani o come cavolo si definivono.
Ce lo ricordiamo oppure facciamo finta che allora andava tutto bene?
La mia coscienza, caro Alessandro Gilioli, è quella di prima, la stessa. Chiedevo che ci fosse un ricambio del gruppo dirigente, volevo che questa volta ci fossero altre persone a provare a fare le cose, ho fatto delle battaglie affinché la mia generazione potesse avere il diritto anche di sbagliare. Ecco le mie ragioni di questi anni di politica, ragioni che non ho trovato quando qualcuno mi disse che era meglio votare Bersani, anziché Renzi!
Non so se Matteo Renzi riuscirà a fare quello che ha detto, ho molti dubbi e nessuna vera certezza e anche la mia idea di rottamazione era diversa, più radicale, direi giacobina. Pensandoci, tuttavia,ricordo che i giacobini non furono poi così tanto utili alla causa della Rivoluzione. Forse tra qualche anno farò parte della cerchia dei grandi delusi, ma almeno se mi guarderò indietro potrò dire di averci provato e se, alla fine, ancora una volta non sarà cambiato nulla a perdere non sarò stato io, non sarà stata la mia coscienza, non sarà nemmeno stato Matteo Renzi, ma il paese. E non sarò migliore di altri se avremo avuto ragione,  così come non lo sono e non lo saranno se saremo noi a perdere questa scommessa.  Semplicemente, stiamo esercitando la nostra libertà di pensiero, di critica, di fare politica.
Qualcuno forse crede veramente che il fallimento della politica di Berlusconi, cosa di cui ho sempre sperato, è stato il fallimento solo di un uomo e non di un paese?

commenti
  1. Carlo Zanoni ha detto:

    Va bene , stai iniziando a capire che , abbandonando Civati per Renzi forse hai commesso un errore .
    Ci sta, l’importante è rendersene conto.
    Quanto a Gilioli , a parte la conclusione un pò dantesca, che dice di così tanto sbagliato ?

  2. nodo75 ha detto:

    No, Carlo. Direi tutt’altro! Non solo non sono pentito, ma sono assolutamente sicuro della scelta che ho compiuto perché il post è proprio una critica ai “metodi” civatiani.

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