Archivio per agosto, 2014

La strada che non presiSu Facebook ho riletto un verso di una poesia che il grande Robin Williams citava ne “L’Attimo Fuggente“.
Era il 1990, frequentavo la prima Liceo a Domodossola dove fra le attività extra che si svolgevano c’era il cineforum. Uno dei primi film che proiettarono in quella stagione fu “L’attimo Fuggente”. Da allora ho sempre amato quella pellicola e la ricordo con affetto, tanto da rendere Robin Williams uno dei miei attori preferiti.
Ricordo la fila di noi studenti che dalle aule di via Scapaccino si dirigevano verso il vecchio Cinema Uno che è stato abbattuto qualche anno fa, l’odore di noi adolescenti dagli ormoni impazziti, la ricerca del posto per essere vicino alla ragazza che più ci piaceva e soprattutto la gioia di non stare in classe ad ascoltare la lezione del professore di turno.
Rileggendo quella poesia a distanza di anni e dopo le tante strade che ho dovuto scegliere,  capisco che quelle ore sono state tra le più importanti e incisive della mia vita.

Il titolo in inglese è “The road not taken”  (la strada che non presi) di Robert Frost.

Two roads diverged in a yellow wood
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Traduzione

Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.

Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.

Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.

Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.

Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io –
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.

 

fumettoOdio il culto della personalità perché significa staccare il cervello e metterlo in naftalina, perché vuol dire rimettere tutte le speranze nelle mani di un uomo.
In questi mesi, ho visto scene che nemmeno le ragazzine al concerto di Justin Bieber farebbero e al centro di questo delirio c’era Matteo Renzi. Eppure sono tra coloro che lo hanno sostenuto fin da subito, anche se con qualche dubbio dettato dal fatto che il mio percorso era più affine a quello che stava compiendo Civati e il suo gruppo. Poi però non ho avuto più esitazioni soprattutto quando dopo aver condotto battaglie forti contro il vecchio gruppo dirigente, improvvisamente, alcuni nuovi scienziati della politica decisero di votare e sostenere il povero Pierluigi Bersani.
Di quel periodo mi ricordo le continue frecciate a Renzi e ai renziani che per alcuni sono ancora peggio di Renzi, nelle speranza di suo fallimento totale. Ricordo anche quando qualcuno affermò, tanto per capirci, che il risultato alle primarie del 2012, quelle contro Bersani quando Renzi sfiorò il 40%, era poi poca cosa, salvo gridare al miracolo in occasione delle primarie del congresso quando Civati arrivò al 14% (risultato che considero buono, ma sotto alle aspettative di molti, me compreso).
Oggi, sono ancora tutti lì a sperare in qualche suo scivolone (e ce ne sono già stati e altri ce ne saranno), nel descriverlo come un incompetente, un venditore di fumo, un destro prestato alla sinistra per salvare Berlusconi. Se poi, fa qualcosa di buono subito a dire che loro lo avevano detto prima degli altri. Un atteggiamento infantile che mi inizia a stare proprio sulle palle.
Ho sempre fatto fatica ad accettare il teorema che noi fossimo meglio degli altri, ma pensare che anche al nostro interno ci sono persone che si credono ontologicamente più puri, più democratici, mi fa imbestialire.
Ho letto un post oggi di Alessandro Gilioli che mi fa rabbrividire! Non mi è piaciuto il modo in cui Renzi è andato al governo, l’ho scritto e non l’ho cancellato. Credo nelle primarie, fatico ad accettare che si possa fare un accordo con Berlusconi, ma mi domando come sia possibile farne uno con Grillo e di una cosa inizio ad esserne certo che chi ha ottenuto un mandato in un congresso deve avere il diritto di portarlo avanti.
A Bersani noi contestavamo soprattutto la sua incapacità di essere chiaro. Di quel Pd denunciavamo la sua incapacità di decidere, di assumere una linea chiara, di dettare l’agenda politica, di avere una leadershiop forte, di continuare a lavorare su alleanze aleatorie perdendo di vista i cittadini: Casini si, Casini no, Di Pietro sì, no forse, Vendola sì, no forse, magari, bho!  Eravamo stufi di vedere ridurre il dibatttito in un compromesso al ribasso per accontentare tutte le anime, ex Ds, ex Margherita, ex popolari, rutelliani, dalemiani, fassiniani, lettiani, franceschiniania, veltroniani, mariniani, giovani turchi, fioroniani o come cavolo si definivono.
Ce lo ricordiamo oppure facciamo finta che allora andava tutto bene?
La mia coscienza, caro Alessandro Gilioli, è quella di prima, la stessa. Chiedevo che ci fosse un ricambio del gruppo dirigente, volevo che questa volta ci fossero altre persone a provare a fare le cose, ho fatto delle battaglie affinché la mia generazione potesse avere il diritto anche di sbagliare. Ecco le mie ragioni di questi anni di politica, ragioni che non ho trovato quando qualcuno mi disse che era meglio votare Bersani, anziché Renzi!
Non so se Matteo Renzi riuscirà a fare quello che ha detto, ho molti dubbi e nessuna vera certezza e anche la mia idea di rottamazione era diversa, più radicale, direi giacobina. Pensandoci, tuttavia,ricordo che i giacobini non furono poi così tanto utili alla causa della Rivoluzione. Forse tra qualche anno farò parte della cerchia dei grandi delusi, ma almeno se mi guarderò indietro potrò dire di averci provato e se, alla fine, ancora una volta non sarà cambiato nulla a perdere non sarò stato io, non sarà stata la mia coscienza, non sarà nemmeno stato Matteo Renzi, ma il paese. E non sarò migliore di altri se avremo avuto ragione,  così come non lo sono e non lo saranno se saremo noi a perdere questa scommessa.  Semplicemente, stiamo esercitando la nostra libertà di pensiero, di critica, di fare politica.
Qualcuno forse crede veramente che il fallimento della politica di Berlusconi, cosa di cui ho sempre sperato, è stato il fallimento solo di un uomo e non di un paese?