imagesHo ascoltato con attenzione la relazione di Matteo Renzi alla sua prima direzione nazionale. Devo dire che al di là dei contenuti, mi hanno convinto soprattutto due cose. La prima è la chiarezza dell’esposizione senza tanti giri di parole. E’ una rivoluzione nel mondo del Pd perché, fino a qualche mese fa, il compito primario del segretario nazionale era quello di cercare di fare la sintesi fra le varie anime, cespugli e correnti del Pd, in particolare fra coloro che arrivavano dalla margherita e quelli che arrivavano dai Ds. Finalmente ieri si è capito che il Pd ha un segretario che detta l’agenda della politica italiana e non uno che si concentra sulle beghe di corrente. La seconda è che finalmente la direzione nazionale è diventata il luogo della discussione e della decisione del partito. Anche in questo caso è una novità per il Pd, perché solitamente le rare riunioni della direzione servivano a rettificare le decisioni prese dal caminetto intorno al quale si sedevano i vecchi maggiorenti e capi corrente del Pd. Basti pensare che la direzione non fu nemmeno convocata dopo la caduta del governo Berlusconi.
E’ una risposta chiara a tutti coloro che pensavano che con Renzi il ruolo del partito sarebbe diventato marginale. Da un mese a questa parte gli incontri del PD sono tutti alla luce del sole, senza sotterfugi o retroscene varie.

Un importante segnale

Pubblicato: dicembre 28, 2013 in Politica
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fiom“Dico sì al contratto unico se vuol dire cancellare una serie di forme contrattuali inutili che hanno precarizzato il mondo del lavoro. Dico basta ai contratti di collaborazione, alle false partite iva, al lavoro interinale, a quello a progetto. Bisogna guardare in faccia alla realtà e smetterla di fingere: sono contratti che non servono né alle imprese né ai lavoratori. Penso che Renzi voglia aprire una fase nuova.”
Maurizio Landini, segretario generale della FIOM.
Dopo aver polemizzato negli ultimi anni con il sindacato, leggo in queste parole di Landini una grande apertura verso la ricerca di soluzioni per il futuro del paese. Non perché cerchi una convergenza con Renzi, ma perché si pone in maniera nuova e non come molti suoi colleghi che sono propensi solo alla difesa di un mondo che non esiste più. Il paese cambia se tutti cercano di fare la loro parte, di cambiare un po’. Vale per tutti a partire dal sindacato che se ritrova la sua vera ragion d’essere può di nuovo tornare ad essere protagonista in positivo del paese.

#cambiaverso

Pubblicato: dicembre 11, 2013 in Partito Democratico
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Dopo qualche mese di pausa, riprendo con il mio blog e lo faccio augurando buon lavoro a tutta la nuova segreteria del Pd nazionale e al neo segretario Matteo Renzi

PD: ROTTAMATORI; RENZI, NO PARLARE DI NOI, PENSIAMO A ITALIAComunque andrà il congresso del Partito Democratico se questo sondaggio è credibile, per me sarà un successo.
Sarà la conferma che nel novembre 2010 coloro che parteciparono alla prima Leopolda avevano visto giusto, sapevano che solo con una forte ventata di novità si poteva tentare di cambiare il corso delle cose e dare una svolta al Pd per poi darla al paese. Allora sembrava che Matteo e Pippo formassero un connubio perfetto, poi le cose sono andate in modo diverso e i due si sono divisi e ognuno di loro ha seguito la propria strada.
Oggi propongono due idee diverse di partito, due modi differenti di intendere la politica: più ruspante, mediatica il sindaco di Firenze, più articolata, metodica, partecipata il neo deputato di Monza. Nello schema classico Matteo copre molto bene la fascia destra, Pippo quella sinistra. Anche se oggi sono avversari ,il Pd di domani sarà il loro partito e questo sarà tanto più vincente, quanto i due sapranno collaborare, evitando di commettere gli errori dei loro predecessori.
Ho avuto la fortuna di conoscere molto bene Pippo, di aver partecipato alle sue prime iniziative, quelle prima della Leopolda tanto per intenderci, ho conosciuto e apprezzato molti dei suoi attuali compagni di viaggio fra i quali Paolo Cosseddu. Nello stesso tempo non conosco personalmente Matteo, ma ho avuto modo di condividere con alcuni suoi collaboratori la campagna delle primarie dello scorso anno.
Per questi motivi non sopporto le punzecchiature che a volte si lanciano i sostenitori più accaniti dei due leader, anche perché se crediamo veramente nell’idea originaria del Partito Democratico,  deve essere chiaro che qualunque sarà il risultato, il partito sarà nelle loro mani, anzi nelle nostre. Per questo il mio approccio al congresso sarà il risultato di una valutazione politica delle proposte in campo e del confronto che farò e già sto facendo con altri democratici con in quali da anni condivido un percorso politico sul nostro territorio.
Sono convinto che questo congresso  porterà grossi benefici a tutti coloro che hanno a cuore il Pd e il rinnovamento di questo paese, soprattutto se Matteo sarà in grado di controllare i cambi di casacca. Questo vale sia per gli esponenti nazionali, ma anche per le realtà locali. Dovrà essere capace di evitare  quello che accadde con Veltroni quando la promessa di cambiamento fu solo di facciata perché nelle realtà locali i gruppi dirigenti dei due vecchi partiti applicarono rigidamente un metodo spartitorio e di garanzia degli uni nei confronti degli altri. Quasi tutti quei protagonisti di allora hanno sostenuto Bersani alle primarie dello scorso anno e quasi tutti dipingendo Renzi come una bolla mediatica e nulla di più. Sentire oggi che quelle stesse persone sono pronte a sostenere Renzi lascia perplessi, soprattutto se il loro appoggio mira a difendere non solo il loro potere consolidato in questi anni, ma anche gli stessi metodi, le stesse amicizie, gli stessi connubi, le stesse alleanza. Insomma, a menare le danze non potranno essere gli stessi che le hanno condotte in questi lustri anche perché, in fondo, con le loro scelte e i loro posizionamenti hanno contribuito fortemente alle sconfitte del centro sinistra.

ripresaMentre il Pil del secondo trimestre del 2013 è l’ottavo consecutivo in calo per l’economia italiana, il ministro Saccomanni pensa che tra questo trimestre e il prossimo potrebbe esserci la svolta. Come se un eventuale +0.2% o poco più cambierebbe la sostanza delle cose.
Per agganciare la ripresa serve però stabilità perché si sa, la stabilità va bene per qualsiasi momento sia per quando siamo in recessione, ma anche per quando siamo in ripresa. Quindi, il risultato del ragionamento e di quello che nei prossimi mesi ci diranno i giornali e i gruppi dirigenti è semplice, visto che non possiamo permetterci di perdere questa ripresa, dobbiamo salvaguardare ad ogni costo il governo e per farlo il Partito Democratico dovrà, per ragion di Stato, votare contro la decadenza di Berlusconi perché altrimenti addio stabilità e quindi addio ripresa. Guai a chi pensi di fare ancora il fighetto, sarebbe colpevole di affamare il popolo che aspetta questa ripresa da anni.
Ora, visto che la stabilità è un valore in sé, sarebbe necessario che alla prossima assemblea nazionale del Pd si modifichi l’art.1 dello Statuto come segue:
Il Partito Democratico è un partito federale costituito dagli aderenti, fondato sul principio della Stabilità.
Questa modifica servirebbe anche a evitare il congresso perché un dibattito democratico, con esito imprevedibile, potrebbe mettere a repentaglio la stabilità.

Pd_micrDa ieri pomeriggio provo a scrivere qualche riga sulla direzione del Partito Democratico, ma non ci riesco proprio. Faccio fatica a seguire un senso logico, ma ci provo lo stesso perché quello che è andato in scena ieri è stato il tentativo di fare il funerale del Partito Democratico almeno di quello nato nel 2007, quello che aveva portato milioni di elettori alle primarie, quello che aveva ottenuto oltre il 33% dei consensi elettorali nel 2007.
Se in direzione e soprattutto in assemblea nazionale passerà la linea di Epifani che poi è quella di Bersani (il vero rottamatore del Pd) e Franceschini allora nascerà un nuovo Pd, ma non per questo migliore. Sarà un partito più chiuso, più serrato e, fondamentalmente, con gli stessi dirigenti dei vecchi partiti fondatori, gli stessi che nel 2006 avevano visto l’esigenza  di fondare il Pd per non morire.
Sono sempre più convinto che il problema di questo paese negli ultimi vent’anni non sia stato Silvio Berlusconi, ma l’inadeguatezza del gruppo dirigente del centro sinistra italiano.
Ho letto un’intervista di Cesare Damiano su Repubblica che dice che le regole vanno modificate a seconda delle esigenze e “[…] quando non son adatte al contesto”. Ecco il succo della questione, loro sono come Berlusconi, sono l’altra faccia della stessa medaglia una medaglia che ha fatto e sta facendo affondare l’Italia.
Qui il problema non è la questione se è meglio aprire solo agli iscritti o a tutti gli elettori, posizioni entrambe legittime, qui la partita è un’altra e ben più importante: è il concetto di vita democratica all’interno di un partito e quindi di un paese.
La frase di Cesare Damiano mette in discussione la stessa democrazia perché con questa logica chi ha la maggioranza ha il potere di decidere quale sia il contesto migliore e quindi cambiarlo. Quello che dice Cesare Damiano è l’antitesi dello stato di diritto è la base per ogni svolta autoritaria. Poco importa se queste forzature sono fatte per salvaguardare il governo o lo stesso gruppo dirigente, perché così facendo a perdere sono tutti, a perdere è la democrazia.

alfanoNon capisco per quale motivo una dozzina di senatori abbiano firmato un documento in cui si chiedeva di votare a favore alla mozione di sfiducia presentata da Sel e dal MV5 nei confronti del Ministro Alfano se poi, alla riunione del gruppo, votano tutti a favore tranne 7 astensioni.
Secondo me, questo fatto misura il grado di entropia che regna all’interno del Pd. Se uno è contrario, lo manifesta con il voto nel gruppo e poi si adegua alla maggioranza (ho questa idea del partito, lo so, è un po’ stantia, ma altrimenti tanto vale fare un altro mestiere o andare in un altro partito) altrimenti è tutta fuffa. Sì, perché non ha veramente senso sottoscrivere un documento in cui si chiede al Pd di votare in un certo modo e poi rimangiarsi tutto poche ore dopo, dando così la sensazione che i motivi che spingono a questo genere di mosse siano altri che non quelli inerenti al caso specifico.
E’ vero, rispetto alla segreteria precedente sembra che nel Pd si sia iniziato a votare, ma sarebbe bello che si capisse quali sono le forze reali all’interno del gruppo anche perché solo così ci si può fare un’idea rispetto al futuro congresso. A me le ultime scelte del gruppo dirigente non mi sono piaciute, in realtà non mi piacciono da anni, ma o ci si distingue con il voto negli organismi di partito o altrimenti è meglio stare zitti.

Boccia-to

Pubblicato: luglio 8, 2013 in Partito Democratico, Politica

BocciaNon credo che l’appoggio o meno del Pd al governo sia nelle disponibilità dell’Onorevole Boccia semmani dei suoi elettori o, quantomeno, dei suoi iscritti.  La sua dichiarazione (Il sostegno al governo deve essere una condizione essenziale per le mozioni che si presenteranno), alla quale ha già risposto il candidato alla segreteria Pd Pippo Civati,  è veramente antipatica e fuori luogo perché è assurda. Credo, invece, che uno dei punti fondamentali del congresso debba appunto essere quello di interrogarsi se il Partito Democratico debba sostenere il governo, per quanto tempo e soprattutto per fare che cosa. In fondo, questa decisione è state presa da pochi e senza non poche lacerazioni da parte della base. Il mandato che ogni singolo parlamentare ha ricevuto dai propri elettori era per fare altre cose, per affrontare altre priorità e non per governare insieme a Silvio Berlusconi. E’ evidente che le vicende del post voto hanno portato a questa soluzione, ma non è nememno possibile fare finta di niente, chiudere gli occhi davanti al voto dei 101.
Se non è possibile nemmeno questo esercizio di elemenare democrazia, allora non capisco cosa serva l’aggettivo “democratico” nel nome del nostro partito e soprattutto non comprendo come si possa andare in giro a dire che gli iscritti devono tornare ad avere un ruolo centrale, come ha dichiarato Epifani a Torino, e poi sostenere che la line politica la decidono altri. No, caro Boccia sei proprio fuori strada.
Tra l’altro, per quanto mi riguarda, non sono pregiudizialmente contrario al governo in carica perché se da militante del Pd ho una repulsione epidermica, da cittadino capisco che c’è un mondo fuori dalla politica e dagli addetti al lavoro che ha bisogno di un governo, ma di uno che faccia delle cose e che riesca a portare il paese fuori dalle secche della crisi. Il punto è proprio questo, interrogarsi se questo esecutivo, se questa maggioranza è in grado di fare quello che deve perché se è vero che il governo Monti era un esecutivo di emergenza, anche questo non può non essere considerato diversamente. Finita l’emergenza si deve assolutamente tornare alla normalità. Questo deve ESSERE  il tema del congresso.

Stop agli F35

Pubblicato: giugno 24, 2013 in Politica

f35Sono un pacifista, ma so anche che a volte gli interessi della nazione obbligano a prendere decisioni difficili che possono andare contro anche ai propri principi, addirittura alla propria fede religiosa. Questa volta, tuttavia, non capisco proprio perché di debba insistere con il proseguimento del programma sugli F35!
Si parla da mesi della difficoltà di raccogliere fondi per impedire l’aumento dell’Iva o l’abolizione dell’Imu e poi c’è qualcuno che vorrebbe farci credere che sia di maggior interesse per l’Italia la conferma delle commesse degli F35? Ma scherziamo?
Speriamo che il Pd faccia, al meno una volta, qualcosa di buon senso a di là di equilibrismi vari e di vincoli di maggioranza che, chissà mai perché, competono sempre e solo al Pd. Per questo apprezzo l’impegno che, ancora una volta, Pippo Civati ci sta mettendo per evitare una figuraccia con i nostri elettori!

lista_bartolucci_villaMarzio Bartolucci ha vinto. Una meritata e forte riconferma per il lavoro svolto in questi 5 anni.  Ha vinto Marzio, ma anche un modo di fare politica che si apre ai cittadini, che ha l’audacia di cambiare, che non si chiude dentro le stanze. Marzio ha avuto il coraggio (solo 4 consiglieri uscenti su undici si sono ricandidati) e il merito di pesare il suo consenso all’interno del centro sinistra con le primarie che hanno permesso non solo di testare il sindaco uscente , ma anche di aprire un dialogo importante con una parte considerevole e determinante di cittadini che si sentono di centro sinistra, ma che non si riconoscono necessariamente nel Pd, in questo Pd, quello rappresentato a livello nazionale. Invece, a Villa il Partito Democratico è quello che io desidererei fosse questo partito. Insomma, non sarebbe male che qualche dirigente nazionale venisse a fare una passeggiata nella città ai piedi della Valle Antrona. Imparerebbe molte cose.
Alcune considerazioni anche sugli sconfitti. Il Movimento 5 Stelle dipende dalle dinamiche nazionali e paga il suo volontario isolamento. I voti presi a febbraio erano voti di protesta e non al loro programma e non lo hanno saputo interpretare. La lista di Cittadino, poi, era una lista debole, poco in sintonia con i veri problemi della cittadina.
Discorso diverso per la lista Ravandoni. Il risultato di ieri mette la parola fine ad un’esperienza politica iniziata nel 1990 con l’accordo PCI DC. Quell’accordo consentì a Ravandoni di stravincere nelle elezioni del 1995 e nel 1999 e la rottura a quell’accordo gli consentì di rimanere protagonista nel 2004. Poi la decisione sconsiderata di sfiduciare il sindaco Sarazzi nel 2008 ha eroso tutto il consenso accumulato negli anni.
Rimango convinto, oggi grazie anche ai risultati, che la candidatura di Ravandoni fosse più debole di altre. Pagava e ha pagato la sua longevità politica, la sua anzianità anagrafica e il suo mastodontico errore commesso nel 2008. Altri, forse meno accreditati, avrebbero potuto distinguersi meglio. Ma è anche la bocciatura dell’idea di paese perpetuata per anni dal maggiore sponsor di Ravandoni,  di una politica amministrativa basata tutta sulla cementificazione, sulle opere pubbliche, sulle varianti al Piano Regolatore unico strumento per rilanciare l’economia e fare sviluppo.
Si chiude così un lungo capitolo della vita della seconda cittadina ossolana, uno nuovo si è già aperto e sono certo che i nuovi amministratori hanno la stoffa, l’umiltà e l’onestà per scrivere pagine importanti che segneranno la vita Villadossola per i prossimi anni.