Posts contrassegnato dai tag ‘Matteo Renzi’

orologio-di-bolognaL’atto firmato  da Matteo Renzi che rende consultabili gli atti sulle stragi di Piazza Fontana a Milano (1969), Piazza della Loggia a Brescia (1974), del treno Italicus sempre nel 1974, Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973), della stazione di Bologna nel 1980, del rapido 904 (la strage ferroviaria del Natale 1984), segna un momento storico per l’Italia.
Si sono versati centinaia e centinaia di litri di inchiostro su questi misteri italiani, sono stati pubblicati decine di libri, girati  film (uno dei più celebri è “Il muro di Gomma” del 1991 diretto da Marco Risi su Ustica) e oggi, dopo decenni, finalmente lo Stato smette di fare dell’omertà una ragion di stato e  decide di rendere pubblici tutti gli atti. Oggi, quelle lancette dell’orologio della stazione di Bologna ferme alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980 hanno ripreso a girare.
Personalmente ho letto tanto, ho studiato molte di quelle storie terribili dove personaggi loschi, servizi segreti deviati, faccendieri, piduisti, pezzi  di guerra fredda, collusioni mafiose, legami con settori del terrorismo islamico erano il contorno  nel quale autorevoli magistrati, giornalisti, storici e scrittori cercavano  risposte da dare a tutti noi e in particolare ai parenti delle vittime.
Forse non sarà sufficiente per fare giustizia, magari tra qualche anno sapremo che tutte quelle storie erano solo supposizioni basate su indizi ideologici, forse i casi rimarranno irrisolti e la verità sarà da ricercare altrove, ma quello di oggi è, per quanto mi riguarda, il miglior modo di onorare il ricordo di quelle vittime innocenti e di chiedere scusa ai loro famigliari per anni abbandonati da uno Stato sordo e indifferente.
Basterebbe questo per chiudere questo post, ma voglio aggiungere che ciò è avvenuto grazie al cambiamento che Matteo Renzi ha portato nella politica italiana. Vorrei sentire nelle prossime ore da chi non perde occasione all’interno del PD per criticare le sue proposte, una parola di compiacimento e di orgoglio per questo atto, per quella firma PER NULLA SCONTATA.

Non in questo modo

Pubblicato: febbraio 11, 2014 in Partito Democratico
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letta_renziHo votato Matteo Renzi quando tutti gli davano contro, quando tutti lo ritenevano un corpo estraneo.  L’ho votato perché ero convinto che con lui il Pd avrebbe vinto le elezioni, perché Renzi era un leader capace di parlare agli italiani. A tutti gli italiani e non solo a quelli che piacciano a noi.
L’ho votato come segretario del mio partito anche se, nel frattempo, molti  si erano trasformati in renziani, anche quelli che dovevano essere rottamati decenni fà. L’ho votato perché ero e sono convinto che il PD dovesse essere rivoltato come un calzino, l’ho votato anche se lo avrei preferito come Presidente del Consiglio, ma non in questo modo.
Per essere chiari, il governo Letta in questi ultimi tempi si è fermato, ha perso verve e soprattutto nei fatti sembra aver dato prova di non essere in grado di dare quelle risposte necessarie all’economia reale del paese, ai problemi quotidiani dei cittadini. Ma poteva fare di più? Forse, o forse potrebbe farlo ora se Enrico Letta prendesse quel coraggio che gli è un po’ mancato. Ma Renzi riuscirebbe a fare quello che Letta non ha fatto? Ho seri dubbi perché lo schema del governo non cambia, perché Renzi avrebbe la stessa maggioranza di oggi, magari numericamente un po’ più forte, ma politicamente più eterogenea e un gruppo parlamentare del Pd che rimane molto più fedele a Bersani che non a Renzi.
Si dice che questa operazione non serva a Renzi, ma al paese. Siamo sicuri? Al Paese serve chiarezza da parte della classe politica e  cambiare verso.

ilgurueilgrilloG-Pronto
C-Ciao Beppe
G-Ciao Guru
C-E dai, sai che non mi piace quella parola lì!
G-Va bene, belin, con qui capelli lì sembri uno shamano!
C-Hai visto? Avevo ragione io,  come sempre
G- Come sempre! Il solito modesto. Però non ho capito di cosa stai parlando, sai sono sole le sette di mattina e per me rimettermi in moto, alla mia età, si fa fatica
C- Parlo di quei fessi del Pd
G- Ah!
C- Te lo avevo detto di stare tranquillo che intanto non avrebbero combinato nulla
G- Sinceramente, iniziavo a farmela sotto. Stai a vedere che questo bischero qui li mette tutti in fila e fa capire loro che devono fare qualcosa altrimenti casca tutto. E invece…
C- Invece è come ti avevo detto io. Il fiorentino ha sì vinto il congresso, le primarie, ma alla fine le leggi si fanno in Parlamento e lì Renzi controlla poco o nulla. Non c’era e non c’è da preoccuparsi. Andiamo avanti con la nostra strategia.
G- Sì, ma alcuni dei nostri si stanno agitando. Sostengono che non possono in continuazione dire di no a tutto.
C- Lo so, lo so. Ho parlato con loro la scorsa settimana e gli ho detto di stare tranquilli di fidarsi di noi e, soprattutto di fidarsi di loro.
G- Di loro chi?
C- Di parte di quelli del Pd. Insomma, quelli sono gli stessi che hanno fatto il pasticcio sull’elezione del Presidente della Repubblica, mettendolo nel culo a Prodi! Sono capaci di fare di tutto!
G- E loro? Loro cosa ti hanno risposto? Sai, con te si lasciano più andare!
C- Niente, cosa vuoi che dicano? Stanno lì e ascoltano! I più hanno capito, sono persone sveglie! Anche loro hanno capito che nel loro gruppo ci saranno quelli che faranno di tutto per mettere in difficoltà Renzi, per fargli sgambetti e per impedirgli di fare quello che loro non hanno voluto fare. Sono rancorosi, livorosi, pieni di sé stessi e non sono capaci di stare in una minoranza nel partito. Quindi manderanno tutto all’aria, ma così facendo ci daranno un’altra grande spinta verso le prossime elezioni!
G- Sei un genio! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Belin, sei il più astuto di tutti!
C- Non esagerare, non si tratta di essere astuti, ma solamente un po’ logici e razionali.
G- Hai sentito Veltroni cos’ha detto in direzione?
C- No, non guardo certi programmi così noiosi!
G- Ha detto che le democrazie cadono perché non sanno più decidere
C- Appunto, loro si stanno scavando la fossa e preparando il nostro trionfo. Non so se serviranno una o due elezioni, ma la strada è segnata. C’è solo un incognita.
G-Quale?
C- I coglioni di Renzi!
G- Eh?
C- Nelle prossime ore vedremo se sarà in grado di metterli all’angolo, magari spalleggiato del signore del colle.
G- Cazzo, guru, mi avevi appena rassicurato e adesso mi fai ancora paura!!
C- Niente paura, Beppe, basta aspettare ancora un po’ e sapremo.
-G Belin, non ce la faccio più ad aspettare!
C- Fai come me, prenditi la play station e gioca a qualche bel gioco di ruolo. Sai ti distrae e ti affina la mente. Ci sentiamo domani. Buona giornata
G- Io mi rimetto a dormire che fuori fa freddo! Ciao

All in

Pubblicato: gennaio 19, 2014 in Partito Democratico
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all-in-rapSapere che Silvio Berlusconi ieri è entrato nella sede nazionale del Pd fa un certo effetto, ma provai un sentimento ben peggiore quando questa primavera i dirigenti del Pd che avevano non vinto le elezioni, decisero senza consultare nessuno e senza nemmeno passare dalla direzione del partito di fare un governo con Berlusconi e poi continuarci insieme ancora qualche mese dopo la sua condanna definitiva a fine luglio. Ha ragione Michele Serra quando scrive che:”Ci sono almeno due cose, sul colloquio Renzi-Berlusconi, che vanno dette al netto di ogni bilancio politico e di ogni elucubrazione politologica. La prima è che la cosa davvero anomala, davvero strampalata, non è discutere le regole con il “nemico”; è governare insieme a lui. Poiché il Pd quel passo stravolgente (governare insieme a Berlusconi) l’ha già compiuto, per giunta sotto l’alto patrocinio del Capo dello Stato, perché mai il suo nuovo segretario dovrebbe astenersi da un ben più giustificabile incontro per discutere di regole comuni?
La seconda è che questo incontro non arriva a interrompere un brillante e proficuo percorso di riforma. Arriva dopo anni di penoso traccheggio e di ignavia politica; arriva dopo un Lungo Niente che solo il colpo di mano (benedetto) della Consulta ha ribaltato: senza di quello, avremmo ancora il Porcellum, e l’umiliazione sistematica della politica per mano della politica stessa. Il “qualcosa” di Renzi è sempre meglio del nulla che lo ha preceduto. Di più: è proprio il nulla che lo ha preceduto a offrire a Renzi una innegabile pezza d’appoggio”.
Ora, Renzi gode di una spinta incredibile proprio perché arriva dopo il fallimento della politica di questi ultimi decenni, sappiamo tutti che sta camminando su un filo di lana e sono certo che lo sa pure lui quanto sia pericoloso il suo percorso, ma se si vuole uscire da questo pantano politico istituzionale serve coraggio e Renzi ha dimostrato di averne in abbondanza.
Fa, infine, sorridere, leggere tutte le riserve, i timori, le preoccupazioni degli esponenti di minoranza del Pd  quelli, per intenderci, che hanno finora beneficiato delle liste bloccate, della fedeltà al capo, dell’immobilismo della politica della sinistra e degli inciucci fatti dietro le quinte con chi dicevano di combattere. Faccio un esempio, il sottosegretario Martina oggi rilascia un’intervista in cui sottolinea come siano fondamentali le preferenze per la nuova legge elettorale dimenticandosi, lui come altri, che nel 1991 gli italiani scelsero di abrogare le preferenze, simbolo di una politica clientelare e tangentara. Furono quasi 25 milioni gli italiani che si dichiararono contro il sistema delle preferenze. E’ vero, sono passati oltre 20 anni, ma questo non può farci dimenticare la volontà del popolo italiano e pur capendo che in questi anni si è sempre fatto il contrario della volontà del popolo sovrano, mi rammarica sapere che certi dirigenti si dimenticano dell’art. 1 comma 2 della nostra costituzione:”La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Non esiste un sistema elettorale perfetto, ma sarebbe un grande passo avanti se in questa fase tutti mettessero via i propri interessi di parte, per mettere al centro quelli del paese.
L’ho scritto ieri e ne sono ancor più convinto oggi, la politica in queste ore si sta giocando tutto, come in una partita a poker. Se ce la farà, forse potrà iniziare una nuova fase di ricostruzione e di trasformazione, se fallirà tutto il sistema rischia di cadere e la strada che avremo davanti rischia di essere buia e pericolosa.

imagesHo ascoltato con attenzione la relazione di Matteo Renzi alla sua prima direzione nazionale. Devo dire che al di là dei contenuti, mi hanno convinto soprattutto due cose. La prima è la chiarezza dell’esposizione senza tanti giri di parole. E’ una rivoluzione nel mondo del Pd perché, fino a qualche mese fa, il compito primario del segretario nazionale era quello di cercare di fare la sintesi fra le varie anime, cespugli e correnti del Pd, in particolare fra coloro che arrivavano dalla margherita e quelli che arrivavano dai Ds. Finalmente ieri si è capito che il Pd ha un segretario che detta l’agenda della politica italiana e non uno che si concentra sulle beghe di corrente. La seconda è che finalmente la direzione nazionale è diventata il luogo della discussione e della decisione del partito. Anche in questo caso è una novità per il Pd, perché solitamente le rare riunioni della direzione servivano a rettificare le decisioni prese dal caminetto intorno al quale si sedevano i vecchi maggiorenti e capi corrente del Pd. Basti pensare che la direzione non fu nemmeno convocata dopo la caduta del governo Berlusconi.
E’ una risposta chiara a tutti coloro che pensavano che con Renzi il ruolo del partito sarebbe diventato marginale. Da un mese a questa parte gli incontri del PD sono tutti alla luce del sole, senza sotterfugi o retroscene varie.

Un importante segnale

Pubblicato: dicembre 28, 2013 in Politica
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fiom“Dico sì al contratto unico se vuol dire cancellare una serie di forme contrattuali inutili che hanno precarizzato il mondo del lavoro. Dico basta ai contratti di collaborazione, alle false partite iva, al lavoro interinale, a quello a progetto. Bisogna guardare in faccia alla realtà e smetterla di fingere: sono contratti che non servono né alle imprese né ai lavoratori. Penso che Renzi voglia aprire una fase nuova.”
Maurizio Landini, segretario generale della FIOM.
Dopo aver polemizzato negli ultimi anni con il sindacato, leggo in queste parole di Landini una grande apertura verso la ricerca di soluzioni per il futuro del paese. Non perché cerchi una convergenza con Renzi, ma perché si pone in maniera nuova e non come molti suoi colleghi che sono propensi solo alla difesa di un mondo che non esiste più. Il paese cambia se tutti cercano di fare la loro parte, di cambiare un po’. Vale per tutti a partire dal sindacato che se ritrova la sua vera ragion d’essere può di nuovo tornare ad essere protagonista in positivo del paese.

#cambiaverso

Pubblicato: dicembre 11, 2013 in Partito Democratico
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Dopo qualche mese di pausa, riprendo con il mio blog e lo faccio augurando buon lavoro a tutta la nuova segreteria del Pd nazionale e al neo segretario Matteo Renzi

PD: ROTTAMATORI; RENZI, NO PARLARE DI NOI, PENSIAMO A ITALIAComunque andrà il congresso del Partito Democratico se questo sondaggio è credibile, per me sarà un successo.
Sarà la conferma che nel novembre 2010 coloro che parteciparono alla prima Leopolda avevano visto giusto, sapevano che solo con una forte ventata di novità si poteva tentare di cambiare il corso delle cose e dare una svolta al Pd per poi darla al paese. Allora sembrava che Matteo e Pippo formassero un connubio perfetto, poi le cose sono andate in modo diverso e i due si sono divisi e ognuno di loro ha seguito la propria strada.
Oggi propongono due idee diverse di partito, due modi differenti di intendere la politica: più ruspante, mediatica il sindaco di Firenze, più articolata, metodica, partecipata il neo deputato di Monza. Nello schema classico Matteo copre molto bene la fascia destra, Pippo quella sinistra. Anche se oggi sono avversari ,il Pd di domani sarà il loro partito e questo sarà tanto più vincente, quanto i due sapranno collaborare, evitando di commettere gli errori dei loro predecessori.
Ho avuto la fortuna di conoscere molto bene Pippo, di aver partecipato alle sue prime iniziative, quelle prima della Leopolda tanto per intenderci, ho conosciuto e apprezzato molti dei suoi attuali compagni di viaggio fra i quali Paolo Cosseddu. Nello stesso tempo non conosco personalmente Matteo, ma ho avuto modo di condividere con alcuni suoi collaboratori la campagna delle primarie dello scorso anno.
Per questi motivi non sopporto le punzecchiature che a volte si lanciano i sostenitori più accaniti dei due leader, anche perché se crediamo veramente nell’idea originaria del Partito Democratico,  deve essere chiaro che qualunque sarà il risultato, il partito sarà nelle loro mani, anzi nelle nostre. Per questo il mio approccio al congresso sarà il risultato di una valutazione politica delle proposte in campo e del confronto che farò e già sto facendo con altri democratici con in quali da anni condivido un percorso politico sul nostro territorio.
Sono convinto che questo congresso  porterà grossi benefici a tutti coloro che hanno a cuore il Pd e il rinnovamento di questo paese, soprattutto se Matteo sarà in grado di controllare i cambi di casacca. Questo vale sia per gli esponenti nazionali, ma anche per le realtà locali. Dovrà essere capace di evitare  quello che accadde con Veltroni quando la promessa di cambiamento fu solo di facciata perché nelle realtà locali i gruppi dirigenti dei due vecchi partiti applicarono rigidamente un metodo spartitorio e di garanzia degli uni nei confronti degli altri. Quasi tutti quei protagonisti di allora hanno sostenuto Bersani alle primarie dello scorso anno e quasi tutti dipingendo Renzi come una bolla mediatica e nulla di più. Sentire oggi che quelle stesse persone sono pronte a sostenere Renzi lascia perplessi, soprattutto se il loro appoggio mira a difendere non solo il loro potere consolidato in questi anni, ma anche gli stessi metodi, le stesse amicizie, gli stessi connubi, le stesse alleanza. Insomma, a menare le danze non potranno essere gli stessi che le hanno condotte in questi lustri anche perché, in fondo, con le loro scelte e i loro posizionamenti hanno contribuito fortemente alle sconfitte del centro sinistra.

berlusconi-e-bersani-ancora-insiemeNon è Franco Marini, poteva essere anche un altro nome. Sì, perché lo ha scritto molto bene Gad Lerner, Marini potrebbe rilevarsi anche un buon Presidente della Repubblica, ma è quello che significa questo patto scellerato tra Bersani e Berlusconi che rende tutto molto miserabile.
Berlusconi ne esce ancora come il vincitore assoluto. Lo ha fatto con tutti, tranne, guarda un po’, con Romano Prodi, l’unico ad aver avuto la schiena dritta nei suoi confronti.
Quello che mi ha sorpreso però è un altro aspetto. Bersani, dopo aver non vinto le elezioni, ha subito aperto al movimento 5 Stelle, una mossa azzardata, un vicolo stretto e pericoloso, ma che aveva un senso. Il segnale uscito dalle urne era chiarissimo perché se è vero che la coalizione di Berlusconi ha ottenuto quasi gli stessi nostri voti, è altrettanto chiaro che la somma dei nostri consensi con quelli del Movimento 5 Stelle hanno segnalato la voglia della maggioranza assoluta dei cittadini italiani di uscire definitivamente dai 20 anni di Berlusconi.  Quindi Bersani ha fatto bene a cercare un’intesa con il Movimento. Però, tutti sapevano che l’impresa era impossibile proprio perché a proporla era lo stesso Bersani. E se fosse stato tutto studiato a tavolino?
Forse la mente di Bersani aveva già elaborato questo piano, forse non è stato Grillo a condurlo nelle braccia di Berlusconi, ma lo stesso segretario del Pd che ha fatto in modo di arrivare a questo traguardo.  Tutti sapevano che un accordo con il movimento passava unicamente dalla rinuncia di Bersani, anche lui lo ha più volte fatto capire perché ha dichiarato, in molte occasioni, che se fosse stato  l’ostacolo al cambiamento, avrebbe fatto un passo  indietro. Ha recitato la parte in modo esemplare. Anzi, ha persino convocato due volte la direzione del partito per discutere la linea e farsi dare il mandato pieno da tutto il gruppo dirigente. Poi, la svolta di ieri. Ma se volgiamo lo sguardo dietro i segnali c’erano tutti a partire dagli sherpa, uomini molto vicini a Bersani, da Migliavacca all’ex tesoriere dei Ds,  Sposetti, che hanno fin da subito tenuto i contatti con gli uomini di Berlusconi. Aveva ragione chi come Antonella Trapani, la segretaria del Pd Vco, faceva notare che il comportamento di Bersani era strano perché nello stesso momento in cui apriva a Grillo, di fatto lo accusava di qualunquismo, fascismo e quant’altro. Insomma, se da una parte cercava il dialogo, dall’altra lo allontanava.
Un’altro aspetto sconcertante è il nome di Marini. Sembra che Bersani sia andato da Berlusconi con tre nomi, Mattarella, Amato e, appunto, Marini. Perché Marini, visto che era uno dei due nomi che Renzi, a torto o a ragione, aveva apertamente scartato? Il messaggio è chiaro e dice più o meno così:  “Ehi, è inutile che ti agiti, tanto decido io, tu non conti un cazzo. Muto e pedalare. O è così o la porta è lì“.
Immagino Berlusconi quando ha saputo che anche Marini era della partita, non gli sarà sembrato vero. Ha avuto servito sul piatto d’argento un nome del quale aveva la certezza che avrebbe spaccato il PD, mettendo all’angolo il suo avversario più temuto: Matteo Renzi. Quindi, Marini garantisce a Bersani l’appoggio implicito o esplicito di Berlusconi per la nascita di un suo esecutivo, allontanando le elezioni, preparando Barca e spingendo Renzi e tutti i rompicoglioni fuori dal Pd.
Togliendo le vesti del militante mi chiederei, a questo punto, se comunque una tale linea politica possa fare bene in qualche modo al paese, all’Italia. Se, insomma, un governo di quel tipo possa riuscire nell’impresa di far ripartire finalmente il paese, l’economia, ridare fiato alle famiglie e ai giovani senza lavoro e di fare quelle riforme che il paese chiede da decenni. Però la risposta che mi do è sempre negativa perché i protagonisti che si accingerebbero a condurre questo cambiamento sono gli stessi che hanno portato l’Italia a questo punto.  Potevano farlo non più tardi di qualche mese fa, ma non hanno realizzato niente. Certo, non ne sono sicuro e, in fondo, sebbene non ci creda, lo spero.Ma poi mi domando cosa succederà quando il Movimento 5 Stelle porterà in Parlamento provvedimenti sul conflitto d’interessi, sulla corruzione, sull’ineleggibilità di Berlusconi, sull’etica pubblica, sulla riforma delle telecomunicazioni e capisco che un governo simile sarà sempre ostaggio di Berlusconi.
Lo avevo scritto settimane fa, l’esito elettorale metteva il Pd sull’orlo del precipizio e, purtroppo, mi sembra che il Pd in questo precipizio sia caduto. Ma chi lo ha portato lì?
Ecco, qui arriva un’altra nota dolente, l’ennesima di questa triste storia. Se per me e per altri che hanno da tempo sostenuto l’inadeguatezza di Bersani e del gruppo dirigente, la situazione che si sta verificando era prevedibile, anche se non così tetra, per molti che hanno invece avuto fiducia in Bersani, la serata di ieri è stata ancor più terribile. A loro va la mia solidarietà perché sentirsi traditi negli ideali è come ricevere un pugno nello stomaco, ma fa molto più male. A loro va la mia comprensione perché li conosco, perché sebbene non gli abbia capiti, sapevo che la loro fedeltà in Bersani era vera. Sarebbe facile dire, ve lo avevo detto, ma sarebbe la frase più sbagliata anche perché non risolverebbe la situazione.  Lo ha espresso molto bene Francesco Nicodemo quando ha scritto: “Ho votato e preso calci in faccia per @matteorenzi. Dovrei festeggiare la loro fine politica. Ma è il mio partito e ho la morte nel cuore“.
Qualcuno, ieri sera, scriveva che  si stava celebrando la morte del Pd, ma oggi con le votazioni, si sarebbe potuto festeggiare la sua rinascita. Staremo a vedere, ma quello che è avvenuto ieri, avrà profonde conseguenze.

Keep calm

Pubblicato: aprile 4, 2013 in Partito Democratico
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matteo-renzi-reggio-emiliaL’intervista oggi di Matteo Renzi, ripresa da quasi tutti i quotidiani, ha aperto un dibattito che a me sembra incredibile e anche un po’ stucchevole.
Tutta questa attenzione per quello che dice o non dice il sindaco di Firenze, mi conferma la sensazione che ho di un paese stordito e rimbeccilito. E’ incredibile come tutti, ma proprio tutti pendano dalle sue labbra, non solo quelli che lo vedono come il vangelo, ma anche quelli che lo “odiano”, politicamente parlando.